Nel paradiso di Capo Pecora
Nuraghe e tombe dei giganti, scogliere a picco sul mare e spiagge deserte. Tutto questo è Capo Pecora, lingua di granito che segna il confine sud della Costa verde, a 30 chilometri da Arbus.
La Scozia in Sardegna A trovarsi lì, sembra di stare in qualche località sperduta della Scozia o dell'Irlanda. Un piccolo paradiso, poco frequentato anche in agosto, raggiungibile percorrendo la strada statale 131, provenendo sia da Nord che da Sud. Fra rocce e alberi modellati dal vento, la vista si perde sul mare che qui è color azzurro intenso, e sulle spiagge sottostanti, da Scivu a Piscinas. Percorrendo i sentieri che spuntano fra i cespugli si può arrivare proprio a Scivu, con la sua sabbia 'che canta'.
Pesca e arrampicata Il suo essere poco frequentato, ha reso Capo Pecora particolarmente amato dagli appassionati della pesca, che qui trovano acque ricche di spigole, muggini, saraghi, ricciole, orate e polpi. Ma non solo. Negli ultimi anni le scogliere a strapiombo sono state 'scoperte' dai cultori dell'arrampicata, che fra vulcaniti, calcari, dolomie e arenarie hanno scovato una torre di 60 metri ribattezzata Big Ben e alcune pareti da scalare in modalità 'traditional climbing', vale a dire senza chiodi e spit. Una volta finito di arrampicare, ci si può buttare direttamente in mare.
Nuraghe e tombe dei giganti La zona di Capo Pecora, insieme a quella di Bruncu Espis, custodisce i resti di tombe costruite anche 6mila anni prima di Cristo, il complesso nuragico di Narocci e testimonianze dell'epoca punica. In particolare, nella località di Perdas Albas e di Su Tramatzu ci sono tombe dei giganti lunghe 12-13 metri, torri capanna e antichi pozzi. A Manago sono ancora in piedi un nuraghe, con due cortili laterali, e altre tre strutture funerarie. Non mancano le torri di avvistamento, come quella di Sa Guardia de Is Turcus, dove si trovava una 'guardia morta', vedetta mobile senza torre.