Storia

La storia sconosciuta di Arbus

Il suo periodo di massimo splendore lo ha raggiunto negli anni Sessanta del Novecento, quando grazie allo sfruttamento delle vicine miniere contava 10mila abitanti. Ma Arbus ha cominciato la sua storia circa 2000 anni fa, come dimostra la presenza di tanti nuraghe e tombe dei giganti nei suoi dintorni.

Almeno dal 1504 Il passato di Arbus è avvolto nel mistero, visto che non si trovano testimonianze certe della sua esistenza fino al Medioevo. Era sicuramente frequentato in epoca romana: ne sono la prova la tomba scoperta sotto piazza San Lussorio, le monete e i lacrimatoi in vetro ritrovati nella località di Madonna d’Itria, e i resti della villa di S’Angiarxa. Se, però, si vogliono avere notizie certe sulla sua esistenza come villaggio vero e proprio bisogna aspettare fino al 1504, quando il paese compare per la prima volta in alcuni documenti che registrano i beni compresi nella Contea di Quirra, assegnati dagli Aragonesi alla famiglia Carroç per ricompensarli di averli aiutati nella conquista della Sardegna nel 1330.

L'epoca mineraria La storia di questo paese della Sardegna sud-occidentale è legata a doppio filo con quella delle sue miniere. Il suo sfruttamento sistematico inizia nel 1600 e si fa industriale, con tutte le conseguenze positive e negative del caso, intorno al 1850. Un'epoca d'oro che richiamò ad Arbus immigrati provenienti da tutta l'isola. Il Novecento ha visto fasi alterne, con le crisi di inizio secolo e soprattutto quelle degli anni intorno alla seconda guerra mondiale, e grandi rinascite, di cui restano imponenti opere pubbliche come la casa al mare Francesco Sartori a Funtanazza (colonia estiva per i figli dei minatori che oggi giace in rovina), e la diga intitolata a Guido Donegani a Montevecchio.

Arbus oggi Arbus ha saputo reinventarsi puntando sul turismo. A metà strada fra la montagna e il mare della Costa Verde ha trasformato il suo passato nel suo futuro, con la valorizzazione dell'archeologia industriale. Ma non solo. Ha conquistato la notorietà internazionale anche grazie alla creazione della prima casa museo del coltello sardo, dove è conservato quello che per il Guinness dei primati è il coltello più pesante del mondo, lungo 4 metri e 85 centimetri.

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