Storia

L'età contemporanea, lo sviluppo industriale e il riflusso

dopo una crescita demografica lenta ma costante nel corso del Settecento e dell'Ottocento, la popolazione di Arbus è letteralmente esplosa grazie all'ampliamento delle miniere di Ingurtosu e Montevecchio, raggiungendo i diecimila abitanti nel 1950 prima del repentino calo degli ultimi decenni

Nonostante il sistema feudale in auge in Sardegna non favorisse lo sviluppo socio-economico, Arbusfu protagonista di una moderata crescita demografica nel XVIII e XIX secolo, passando dai 2.126 abitanti del 1728 ai circa tremila del 1821. In questa fase i settori trainanti dell’economia erano l’allevamento, in particolare di ovini, caprini, bovini, suini e cavalli, e la tessitura di lino, cotone, tela e orbace, che occupava gran parte della popolazione.

L’ampliamento delle preesistenti miniere di Montevecchio e Ingurtosu rappresentò una data spartiacque per Arbus, che grazie all’immigrazione operaia proveniente da tutta la regione vide crescere la sua popolazione dai 6.450 abitanti del 1901 fino agli oltre diecimila della metà del Novecento. In questo periodo vennero realizzate imponenti strutture come la colonia estiva "Francesco Sartori” a Funtanazza, destinata ai figli delle maestranze, e la diga di sbarramento "Guido Donegani” a Montevecchio.

A partire dagli anni settanta, la crisi del comparto industriale e la successiva chiusura delle miniere hanno provocato un sensibile calo demografico e attualmente il paese conta circa seimila anime. In cerca di nuova identità, Arbus ha deciso di volgersi verso il turismo valorizzando le vicine spiagge incontaminate e le acque cristalline, puntando sull’archeologia industriale e sul Museo del coltello sardo, con il pezzo da record lungo 4 metri e 85 centimetri.

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