La miniera di Telle e il Pozzo Amsicora
la miniera di Telle, nel territorio di Arbus, venne aperta nel 1878; notevole era il suo Pozzo Amsicora, profondo 288 metri e chiuso nel 1991 insieme al resto della struttura, al termine di un'aspra battaglia sindacale che comportò anche l'occupazione delle gallerie
La Sardegna ha
vissuto sulla propria pelle l’industrializzazione, con un gran numero di
miniere estrattive aperte tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento
oggi prevalentemente in disuso. Tra le miniere di Ponente situate ad ovest del
nucleo urbano troviamo quella di Casargiu e quella di Telle, le ultime della concessione di Montevecchio prima di
sconfinare in quelle di Ingurtosu, immerse in una valle verde ricca di boschi.
La miniera di Telle,
facente parte della Terza concessione
Montevecchio, iniziò la propria attività nel 1878, in un periodo allora
florido per l’industria estrattiva, per trattare i grezzi provenienti dagli
impianti limitrofi come quello di Sanna. L’impianto era completamente
meccanizzato e fornito di una turbina idraulica di 20Hp alimentata dall’energia
idroelettrica ricavata dal Rio Mannu,
presso le cui sponde era ubicata.
L’elemento di maggior interesse della miniera di Telle era il Pozzo
Amsicora, terminato nel 1915 e ristrutturato nel 1938, che raggiungeva la
ragguardevole profondità di 288 metri ed era collegato a otto livelli: Amsicora,
San Giorgio, Inoria, Iosto e i livelli V, VI, VII e VIII. Dopo oltre un secolo
di attività, la miniera entrò in crisi negli anni ottanta e venne chiusa nel
1991 al termine di un’estenuante lotta tra gli operai e la proprietà che
implicò anche l’occupazione delle gallerie del pozzo per 27 giorni. Oggi il
sito è in attesa di una bonifica e
del completo recupero in ottica turistica.